domenica 7 marzo 2010

NOTTETEMPO A ROMA STUPRATA UNA SESSANTENNE.

di Michelangelo La Rocca

La notizia sembrava una di quelle di ordinaria drammaticità, una delle tante che, ormai, ci tocca leggere o ascoltare quasi tutte le settimane : nottetempo a Roma è stata stuprata una sessantenne!
Poi si cerca di approfondire, di conoscere i dettagli ed allora si capisce che la notizia è di straordinaria, storica drammaticità: la sessantenne stuprata è la nostra Costituzione, quella Costituzione che, nonostante l’età, appare ancora bella e giovanile, appena qualche ruga, solo qualche acciacco, rughe ed acciacchi ai quali un’altra classe politica avrebbe saputo porre facile rimedio.
Una Costituzione che non solo non accusa l’usura del tempo, ma appare avanti anni luce rispetto al nostro Paese e reclama ancora ora di essere attuata in tante sue parti importanti.
Mi riferisco, ovviamente, al caos relativo alla presentazione delle liste che ha assunto dimensioni e proporzioni tali da non consentire di presagire, al momento, tutti i suoi futuri, nefasti sviluppi.
Alfredo Reichlin, lucido e vecchio saggio della sinistra, per trovare un precedente paragonabile al momento attuale è dovuto riandare indietro con la memoria fino all’8/9/1944.
Basta solo questo paragone per farci capire la gravità della situazione, il vulnus inferto alla costituzione ed alla legalità democratica.
Purtroppo è ancora più che mai attuale l’amarezza di Jean de la Fontaine quando affermava che “la raison du plus fort est toujours la meilleure”!
Gli eventi si succedono nella loro gravità ad un ritmo forsennato. Non si fa in tempo a scandalizzarsi per atti e fatti di inaudita gravità che altri atti ed altri fatti di maggiore gravità si succedono ad un ritmo più forsennato di prima. Lo scandalo della Maddalena, lo scandalo del riciclaggio, la chiusura dei programmi televisivi politici (Anno zero, Ballarò ed altri ) ed ora il decreto “ad listas”.
Continuando di questo passo è difficile immaginare l’approdo finale, dire che la democrazia è pericolo non solo non è esagerato, ma addirittura rischia di essere riduttivo. Mettiamo un punto fermo nel nostro ragionamento: la democrazia è in pericolo, ma, per fortuna, c’è ancora.
Ed allora diventa indispensabile usare tutte le armi, proprio tutte, che il sistema democratico ci offre ( ancora per quanto?) per difenderla e, se possibile, rinnovarla e migliorarla nei suoi contenuti.
La prima, fondamentale arma consiste nel prestito d’uso della matita copiativa di cui usufruiremo il prossimo 28/29 marzo: usiamola questa matita ed usiamolo bene! Adoperiamola prima di tutto per esprimere un voto a favore della libertà e della democrazia.
Tutte le forze sinceramente democratiche, per una volta, facciano fronte comune a favore della democrazia ed in difesa della Costituzione repubblicana ed antepongano, in questo solenne momento, gli interessi della collettività a quelli egoistici di un partito o di una lista. Neutralizzino il pernicioso virus della divisione e della lotta intestina e si battano insieme ed uniti per la legalità e contro gli abusi di potere.
Una parola sul Capo dello Stato. Molto probabilmente ha sbagliato, ma, come ci dimostrano le storie di Scalfaro e Ciampi, non è affatto facile svolgere il ruolo di Capo dello Stato con Berlusconi Presidente del Consiglio. Non commettiamo, però, l’errore di regalare il Presidente alla destra, distinguiamo tra la responsabilità politica, che è tutta del Governo, e quella del Capo dello Stato.
Diciamo che ha sbagliato, ma fermiamoci qui.
Un’altra arma che la democrazia ci mette a disposizione è quella di manifestare: chi può, soprattutto chi abita a Roma e dintorni, partecipi a tutte le manifestazioni di protesta. Il Governo, dalla reazione popolare massiccia ed imponente, deve capire che l’ha fatta grossa, che non si cambiano le regole a partita in corso, e non si cambiano in modo così grossolano e risibile. Facciamo sentire alta e forte la nostra protesta. Il silenzio sarebbe colpevole e, forse, correremo il rischio di non avere il tempo di pentircene.
Ricordiamoci che il fascismo ha potuto contare sulla debolezza e le divisioni dell’opposizione. Non rifacciamo quell’errore, evitiamo il ripersi della più grande tragedia della nostra storia moderna.: l’avvento del fascismo!
Se non reagiremo come faremo a reggere lo sguardo dei nostri figli che ogni giorno di più ci chiedono che razza di Paese stiamo loro consegnando?
E’ vero, i nostri padri, nella fisiologica staffetta della vita, ci hanno consegnato il testimone consentendoci di percorrere un altro tratto di strada verso un Paese migliore, più democratico, più libero, più maturo.Ma noi? Io quando mi figlia mi chiede che razza di Paese abbiamo consegnato alle nuove generazioni non so dare una risposta difensiva. La mia coscienza di uomo libero, di cittadino democratico, di padre responsabile mi consente di rispondere ad una domanda accusatoria soltanto con un’altra domanda auto accusatoria: Perché ti sembra un Paese questo?

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