mercoledì 11 agosto 2010

LiberArci dalle Spine per coltivare la Legalità


Dalla (anche nostra) inviata Giulia Di Girolamo


Anche quest’anno la Cooperativa Arci “Lavoro e Non Solo” di Corleone ha rinnovato l’impegno e l’opportunità per molti giovani, provenienti da molte parti del nostro paese, di fare un’esperienza di lavoro e formazione sui terreni confiscati alla mafia nella regione siciliana. Il progetto, “LiberArci dalle Spine” vede attivi quattordici campi di lavoro sui terreni confiscati alla mafia nel periodo compreso tra aprile e ottobre e quest’anno dedicati al rapporto tra mafia e politica, il cui obiettivo è quello di promuovere una cultura alternativa a quella mafiosa, di giustizia, legalità e antimafia.Al progetto aderiscono inoltre: Banca Popolare Etica, CGIL Toscana e CGIL Sicilia, Legacoop Toscana e Sicilia, l’Unicoop Tirreno e lo Spi/Cgil della Sicilia e della Toscana.
Corleone, paese del silenzio, dell’omertà, della sottomissione, è stato (e forse lo è ancora) il simbolo di una forte e radicata cultura mafiosa fin dai primi decenni del 1900, teatro di stragi e di ingiustizie compiute dai gabellotti e dai mafiosi nei confronti del mondo contadino dell’epoca. Col tempo, il sistema mafioso si è evoluto in maniera sempre più complessa, tanto da poter parlare di Cosa Nostra corleonese, e il paese viene ricordato come “feudo” indiscusso di due grandi boss mafiosi del nostro tempo, Riina e Provenzano.Ma Corleone è anche qualcosa di più: è teatro di un forte sentimento antimafia e di riscatto sociale, è voglia di rinascita e di ribellione ad una cultura antica e ormai insopportabile, è grido libero di chi non vuole più essere sottomesso. E la Cooperativa Lavoro e Non Solo è uno dei principali simboli di questa lotta. Con sede centrale nella casa confiscata ai nipoti di Totò Riina, in una delle vie principali del paese, il gruppo di soci e volontari della cooperativa cercano, giorno dopo giorno, di portare avanti quelle istanze di legalità, libertà e giustizia per i quali, prima di loro, si sono battuti uomini come Bernardino Verro e Placido Rizzotto. La sfida di questi volontari è quella di ridare dignità e vita a dei terreni che per molto tempo sono stati resi incolti e che per troppi anni sono stati lasciati in mano ai mafiosi, creando così un mercato alternativo, più giusto e magari anche dei nuovi posti di lavoro.Ed è per questo che la cooperativa, ogni anno, ospita centinaia di ragazzi, provenienti da molte parti d’Italia, per poter permettere loro di fare un’esperienza diversa rispetto alla spensierata vacanza estiva e di conoscere un mondo lontano dai loro occhi ma che esiste, e influisce indirettamente anche sulla loro vita quotidiana. Una tipica giornata dei ragazzi inizia alle 6:30, per poter essere già attivi sui campi alle otto, in modo da evitare il sole cocente delle campagne. Le attività che si sono svolte quest’anno sui campi si sono concentrate prevalentemente sulla raccolta di pomodori (dai quali la Cooperativa ricava dei sughi pronti di diversi gusti) e la pulizia di un vigneto, di recente assegnazione, con annesso un agriturismo ancora inattivo. Nonostante il risveglio pesante e l’attività di almeno tre ore, sui campi si respira un’aria di festa e di condivisione, non si nota la stanchezza, le braccia non si fermano e le gambe camminano su e giù per i filari di pomodori alla ricerca di qualcosa da raccogliere e da portare a casa, come simbolo del fatto che lì, dove prima venivano coltivati ingiustizie e sfruttamento, oggi si raccolgono frutti genuini, sani, lavorati da mani che credono ancora in una terra libera dalle mafie.La seconda parte della giornata, invece, è stata dedicata ai momenti di formazione, curati dai soci della cooperativa. E’ stata messa a disposizione dei ragazzi la possibilità di incontrare persone che vivono ogni giorno la difficile realtà di Corleone e di quella Sicilia che ancora oggi è afflitta dal cancro mafioso, come Pino Maniaci e alcuni ragazzi della Polizia di Stato che svolgono il loro servizio nel paese; di conoscere pezzi di storia del paese raccontati da chi l’ha vissuta in prima persona, come un superstite della strage di Portella delle Ginestre; di confrontarsi su tematiche e problematiche che vengono percepite come lontane e nascoste, quali ad esempio la storia del movimento contadino nato a Corleone di cui ci ha dato ampia testimonianza Dino Paternostro.Non mancano tuttavia i momenti di svago e di divertimento: dopo cena, c’è chi si ferma sull’uscio a leggere, chi suona e canta, chi scende al bar per mangiare “cannolicchi” o chi semplicemente si perde ammirando il paesaggio che al tramonto sembra addormentato e silenzioso.Tutti questi tasselli vanno a formare un grande mosaico di esperienze vissute, di sensazioni, di odori che difficilmente possono staccarsi da chi le ha vissute con intensità e che accompagneranno ognuno dei volontari una volta tornati nelle loro città.
Per info sulla cooperativa, le attivià e i campi, visitate il sito www.lavoroenonsolo.org

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