lunedì 16 agosto 2010

Squallide consorterie...

di Michelangelo La Rocca

Sono rimasto molto colpito, nelle scorse settimane, dal fatto che un uomo equilibrato, misurato e pacato come il Capo dello Stato - Giorgio Napolitano - abbia parlato, con riferimento alla vicenda della P3, dell’esistenza di squallide consorterie.
E devo dire che mai come stavolta il binomio sostantivo-aggettivo è risultato così appropriato.
Le cronache delle ultime settimane, infatti, lasciano intravedere uno strato assai consistente di melma che sembra essere il terreno sul quale ogni giorno si giocano i destini del nostro sfortunato ed assai sciagurato Paese.
Ad essere sincero sono rimasto molto sorpreso della ..sorpresa dei tanti che si sono detti meravigliati e stupiti del riaffiorare di trame eversive che condizionano pesantemente la vita pubblica del nostro Paese.
Diciamo la verità, spesso ci piace tenere la testa sotto la sabbia salvo, poi, dirsi meravigliati e stupiti di quel che succede.
Se avessimo voglia di guardarci intorno e di togliere ogni tanto, anche solo per qualche minuto, la testa da sotto la sabbia, non sarebbe difficile capire che l’Italia vera e reale è quella della P2 prima, della P3 ora e della….. P4 domani.
L’Italia vera è quella di Carboni, affarista buono per tutte le stagioni, di Dell’Urti, di Verdini e soci.
Si discute se siamo davanti ad una nuova questione morale ed ad una nuova tangentopoli e molti lo negano con forza e convinzione interessata.
Va molto di moda, a tale proposito, la metafora della mela marcia all’interno del cesto sano.
Nulla di meno vero e di più lontano dalla verità: siamo in presenza di una grave, gravissima crisi morale ed, al confronto, i protagonisti della tangentopoli dei primi anni novanta verranno ricordati come una consorteria di gesuiti sorpresi a rubare la marmellata!
Avete visto come si sono buttati a capofitto sul business delle nuove fonte energetiche?
Sono riusciti a sporcare anche le fonti della energie rinnovabili e …..pulite!
Avete visto con qual approccio etico si sono occupati della gestione delle grandi catastrofi o dei grandi eventi?
Lo Stato italiano, e soprattutto l’espressione del suo potere, è come una valigia a doppio fondo:
nel primo, quello che si vede, c’è la democrazia con le sue regole (quasi sempre violate), le sue sedi, i suoi riti, dove il potere si manifesta ma non si esercita;
nel secondo, quello che non si vede, il potere si esercita ma non si manifesta e per assecondare al meglio e con profitto i suoi propositi ha bisogno della criminale segretezza.
Basta assistere, ad esempio, alle sedute Consigli Comunali di tanti, tantissimi Comuni italiani per avere la netta e precisa impressione che tali organi, che dovrebbero essere la culla della democrazia delle nostre belle ed accoglienti Città, si limitano a ratificare decisioni prese altrove e magari da soggetti privi di qualsiasi legittimazione democratica.
Se nelle piccole realtà comunali, dove gli interessi in gioco sono spesso modesti, esistono simili, pesanti condizionamenti, non è difficile intuire come, specialmente quando gli interessi in gioco sono enormi, i potentati economici ed affaristici siano capaci di ricorrere a tutti i mezzi, leciti e meno leciti, pur di raggiungere i loro non sempre nobili obiettivi!
Dal mio piccolo punto di osservazione tra la prima e la seconda repubblica ho colto almeno tre significative differenze:
1- nella prima Repubblica gli onesti venivano mal sopportati ma, sia pure malvolentieri, sopportati, nella seconda vengono espulsi ed epurati;
2- nella prima Repubblica i corrotti rubavano precipuamente per i loro partiti, ora lo fanno principalmente a favore di se stessi;
3- nella prima Repubblica parte della politica era collusa con la mafia, ora si è spinta oltre, molto oltre. Allora se la realtà è questa, ed è inconfutabile che sia questa, ci conviene smettere di essere ipocriti e di prenderci in giro da soli: questa, purtroppo, è l’Italia di oggi, non facciamo finta di niente!

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