venerdì 5 novembre 2010

Rosario Livatino. La coscienza di un giudice


di Luca D'Anna

La Consulta per la Pastorale Sociale, i Problemi del Lavoro e la Cultura della Parrocchia del Carmelo di Raffadali ha organizzato, in collaborazione con le associazioni “Tecnopolis” e “Amici del giudice Rosario Angelo Livatino” di Canicattì, la presentazione del libro di Gilda Sciortino “Rosario Livatino. La coscienza di un giudice.” L’evento si è tenuto il 30 ottobre presso la chiesa di S. Antonio e ha registrato gli interventi del prof. Giannino Lombardo, di Don Baldo Reina, del Presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta dott. Salvatore Cardinale e della stessa autrice del libro, la giornalista palermitana Gilda Sciortino. Chi scrive è stato invece chiamato a moderare gli interventi in qualità di Coordinatore della Consulta per la Pastorale, che si presenta dunque ai cittadini raffadalesi con un evento di alto profilo. Le riflessioni che hanno arricchito il dibattito hanno cercato di mostrare un lato forse poco indagato della figura nobile di Rosario Livatino, cercando di far risaltare quanto più possibile l’uomo e la sua coscienza, la sua fede profonda e al tempo stesso sofferta nonché le qualità umane che ne fanno, nella sua “straordinaria normalità”, un esempio di santità da proporre ai cristiani dei nostri tempi. La vicenda del giudice è stata ripercorsa attraverso il racconto dell’autrice e del collega Salvatore Cardinale, oggi Presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta, nella volontà comune di evitare qualunque orpello retorico e restituire, al contrario, la figura di un uomo forte e al tempo stesso tormentato, alieno da quei cedimenti e compromessi che oggi inquinano alle radici la vita pubblica del nostro paese. La scelta di una tematica simile per inaugurare le attività della Consulta per la Pastorale non è ovviamente frutto del caso, ma nasce da una disamina attenta del tessuto sociale del nostro paese: un tessuto in più punti lacerato e lasciato a se stesso, sempre più privo di quegli anticorpi civili e morali che consentono lo sviluppo di una trama di relazioni trasparente ed onesta. L’obiettivo della Consulta è stato dunque quello di iniziare a proporre esempi e testimonianze luminosi, capaci di ingenerare una inversione di rotta rispetto alla deriva cui oggi assistiamo. L’idea di fondo è che la fede cristiana non possa in alcun modo essere relegata a mero fatto intimistico da esternare durante le celebrazioni liturgiche (quando va bene) e mettere da parte durante nella fatica della vita quotidiana: essa, al contrario, impone a chi la professa l’adozione di comportamenti coerenti e credibili. In questo senso i fenomeni di collusione o addirittura attiva collaborazione di noti politici siciliani con la criminalità organizzata non possono lasciare indifferente il cristiano. Di fronte all’evidenza dei fatti egli, pur nell’assoluto rispetto della persona, è chiamato a “non indugiare sulla via degli empi”, ossia a prendere le distanze in maniera irrevocabile da chi, con la sua vita, nega alla radice il sistema di valori basato sul Vangelo. La figura del giudice Rosario Livatino ci è dunque parsa un ottimo punto di partenza nel tentativo faticoso di scuotere le coscienze dei nostri concittadini, intervenuti numerosi alla presentazione del volume e animatori di un interessante dibattito che si è protratto ben oltre l’orario previsto e che ci incoraggia nel proseguire la nostra attività, consapevoli del fatto che la “minoranza virtuosa” disposta ad ascoltare e farsi germe di cambiamento non è poi così esigua. Nel ventennale dell’uccisione del giudice, in conclusione, ci auguriamo che la sua memoria non venga affidata soltanto a lapidi o cerimonie, ma che essa sia in primo luogo onorata nell’intimo di ogni siciliano con il rifiuto più netto opposto alla mafia e a chi, nelle nostre città, nelle istituzioni e nel mondo politico, per paura o per interesse, si piega al suo volere.


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