martedì 27 settembre 2011

Salvo Vitale scrive a AdEst e ricorda Peppino Impastato

Cari Compagni di AdEst e amici di Raffadali.
Mi spiace non potere essere presente, per problemi di salute . Non è una scusa. Non posso fare a meno però di comunicare con voi e lasciarvi qualche pensiero su Peppino. Per prima cosa vi prego di non identificare Peppino con Luigi lo Cascio o col personaggio che vedete nei “Cento Passi”. Ugualmente di non identificare me con Claudio Gioè, che, devo dire, mi interpreta bene. Peppino è ben altro. Anche io. Attenzione, non esprimo un giudizio negativo sul film, che per me resta un capolavoro, ma Peppino è un leader politico (lui si metterebbe a ridere nel sentirsi definito così) di estrema sinistra, un militante di Lotta Continua, e ciò compare appena nel film, dove pare che si dia più spazio a certe forme di goliardia, anziché d’impegno politico. Il pensiero corre al fondatore di Lotta Continua, Mauro Rostagno, che con Peppino si conobbe e lavorò insieme nel 1974, ai tempi del suo soggiorno in Sicilia. Mi piace in tal senso ricordare una frase di Mauro: “.Si è siciliani quando si nasce in Sicilia. Io ho scelto di esserlo” . La storia dell’exstra-parlamentarismo è ancora tutta da scrivere, ma nasce, alla fine degli anni 70, all’interno di gruppi di giovani che si erano stancati di essere presi per i fondelli dai partiti politici, a cominciare, allora, dal Partito Comunista. Più o meno come oggi: solo che allora ci si organizzava e si inventavano forme di lotta, adesso invece tutto tace o si esprime nella rassegnazione. Peppino è il classico esempio di ribelle, sia nei confronti della famiglia che delle istituzioni, nei confronti delle regole della democrazia borghese che nei confronti dei luoghi comuni e delle forme di ipocrisia e di comportamento. Nei confronti della mafia e di qualsiasi forma di oppressione. Se vogliamo, Peppino era un anarchico, refrattario a qualsiasi forma di oppressione della libertà, ma insieme, da marxista ortodosso, credeva nella necessità dell’organizzazione e nella creazione di coscienze politiche per preparare la rivoluzione. L’anarchia era lo stadio finale di liberazione, la completa realizzazione dell’uomo e della sua essenza. La Radio avrebbe dovuto essere uno strumento al servizi o di una generale presa di coscienza, una radio come quelle della Resistenza, o meglio, uno strumento per una nuova Resistenza. Non è strano oggi parlare di queste cose, in un momento in cui della Resistenza si vuole cancellare anche il ricordo. E un’ultima cosa: Peppino non è un santino da imbalsamare in qualche angolo, magari intestandogli una strada: A proposito, il sindaco di Villabate ha cancellato la proposta di intestare una via a Peppino, suggerendo al suo posto Rommel, ma anche il leghista sindaco di Pavia ha cancellato una precedente delibera di una via per Peppino Impastato, intestandola ad Oriana Fallaci. E il sindaco di Raffadali? A quando una via per Peppino?. Ciao a Tutti e spero di incontrarvi presto.

Salvo Vitale

Per saperne di più dell'iniziativa http://gaetanoalessi.blogspot.com/2011/09/parole-e-immagini-contro-le-mafiee-un.html

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