di Mirella Mascellino per Madonielive.com
Il cammino di un “gran curioso”, un'emozione cosmopolita di Musica e Poesia
Giovanni Mattaliano è un musicista, compositore e fiatista di spessore internazionale. Tutto il mondo ha potuto ammirare il suo assolo nella prima italiana,del tour mondiale di Sting, denominato “Symphonicity” ed andato in scena il 27 luglio scorso. In poche parole è una forza della natura che partecipa con fiato e corpo all'esecuzione.
- Sei consapevole di trasmettere al pubblico una potenza inaudita?
...Ho avuto sempre un buon rapporto con il palcoscenico ed ho imparato a rendere creativi gli errori, so di essere un siciliano e la mia terra ha una tradizione culturale amata e riconosciuta nel mondo, grazie all’accoglienza profusa a svariate popolazioni susseguitesi nel corso dei millenni che hanno reso il popolo dei siculi assolutamente unico. Suono da sempre con sincerità e amore profondo per l’arte dei suoni.
- Quando suoni è come se i tuoi fiati parlassero con voce umana, sei un tutt'uno coi tuoi strumenti!
...Il rapporto che ho con i miei strumenti parte dalla mia mente o coscientemente o inconsapevolmente. In base al tipo di repertorio che affronto di volta in volta o al pubblico che incontro ai miei concerti, adatto linguaggi e sonorità diverse. Oggi ricerco la sintonia perfetta e gridata, ma mai con sopraffazione, il suono è senza dubbio la mia voce, infatti ormai spesso mi capita pure di cantare mentre improvviso sulle mie composizioni quasi sempre di matrice jazzmed!
- Ci vuoi raccontare cosa hai provato e cosa ti ha detto Sting quando ti ha abbracciato sul palco del Castello a mare?
...Certamente! Abbiamo eseguito le prove generali 5 ore prima dell’evento. Ho interpretato la partitura di Englishman in New York, in maniera più yiddish-pop che jazz o classica come avevano già fatto gli altri colleghi clarinettisti. Ho riarrangiato alcuni momenti della partitura originale con nuovi slang prodotti da glissati e improvvisazioni in punti in cui nessuno aveva ancora osato e lui dopo l’esecuzione in prova mi è venuto incontro abbracciandomi come un vecchio amico e dandomi un bacio sulla guancia. Ho lavorato con tanti sensibilissimi artisti in questi ultimi 10 anni, magari meno noti al grande pubblico rispetto al magnifico Sting, dedico a loro con profonda riconoscenza la mia performance e a tutti gli organizzatori dell’evento!
- Ma il Musicista è una specie di demone o di dio?
...Non credo sia nè un demone nè un dio. Il vero musicista credo si formi cercando di cogliere la sublimazione più alta data dal suono stesso, penso anche che bisogna imparare con cultura a domare la sublimazione altrimenti si rischia di cadere, a volte, nel ridicolo.
- Come nasce l'incontro con la musica e con i fiati nella tua vita?
...Ho cominciato all’età di 7 anni con il flauto dolce, continuando poi ad 11 anni lo studio del clarinetto alle scuole medie ad indirizzo musicale. È stato un inizio meraviglioso che non dimenticherò mai. Mi ricordo che la sera mi addormentavo pensando a quel suono ammaliante che usciva fuori da questo strumento più unico che raro. Oggi all’età di 42 anni è tuttora così, rifletto su quanta musica si può ancora eseguire e soprattutto di ogni epoca e alle possibilità infinite che hanno i clarinetti, portatori di un suono malleabile come la creta, che non ha confronti tra gli altri fiati.
- Hai scelto tu o la musica ha scelto te?
...È stato un incontro avvenuto tra due dimensioni fisiche e metafisiche tendenti alla libertà.
- Che rapporto hai coi tuoi strumenti a fiato e con il repertorio delle varie epoche?
...Suono i miei clarinetti da 30 anni esatti, il sax da 25 e oggi vivono in me come dei figli educati alla libertà culturale e alla disciplina creativa nel rispetto di ogni pensiero musicale altrui. Ho avuto il piacere di suonare tutto il repertorio tradizionale più importante della letteratura del clarinetto, dal concerto di Mozart, che ho eseguito all’età di 21 anni e che ho replicato una decina di volte. Mi ricordo che suonavo come bis un mio arrangiamento per clarinetto solo dal sapore jazz tratto dal brano “Spain” di Chick Korea e il pubblico rimaneva estasiato. Ho suonato tantissime volte le sonate di Brahms e centinaia di partiture contemporanee in duo, in trio con pianoforte e violoncello o pianoforte e violino, ho anche eseguito in prima siciliana con l’OMC di Palermo l’Ebony concert di Stravinskij e Prelude fugue and riffs di Leonard Bernstein per clarinetto e big band con più di 20 repliche. Ho avuto sempre un grande amore per il jazz che ho approfondito grazie al meraviglioso rapporto che ho tenuto assiduamente con l’Orchestra Jazz Siciliana dall’87 al 1995, lavorando e studiando con direttori compositori americani di una sensibilità straordinaria. Negli ultimi 10 anni ho suonato molto in tutta Italia con spettacoli fortunati di matrice mediterranea, occupandomi anche di recitazione!
- Vieni da studi classici, ma hai saputo coniugare con maestria la tradizione classica con le sperimentazioni della musica moderna, etnica, mediterranea e jazz. Sei professore, sei stato direttore artistico, editore e produttore discografico, ideatore dell'Ensemble internazionale CompositorInterpreti, dell’orchestra Musica Contemporanea di Palermo, del trio Strabern, dell’Italian jazzmed clarinet, sei poeta, regista di tuoi spettacoli e di videoclip, sei insegnante di clarinetto jazz al conservatorio di Palermo: come convivono queste anime in te, ovvero Genio, Creatività e Metodo?
...È troppo! È semplicemente il cammino di un gran curioso resosi conto di essere quasi invisibile in rapporto all’universo infinito. Purtroppo un arco vitale non basta per scorgere le inesauribili strade del desiderio di conoscere. La Storia è maestra di vita e mi rapisce continuamente facendomi viaggiare tra il passato, il presente e il futuro. È una continua sfida che non mi stanco mai di reggere!
- L'esistenza è facile per un eclettico come te o è dura? O grazie alla musica il vivere è leggero come il fiato?
...L’esistenza è meravigliosa sia nella brutta che nella cattiva sorte. C’è però ancora una parte del mondo che soffre maledettamente perché priva dei beni essenziali e vitali e il mio pensiero compositivo è in gran parte rivolto ai meno fortunati. Vivo guardando sia l’aspetto fisico che metafisico dell’esistenza e penso alle tante buone azioni che potrebbero continuamente farsi per migliorarsi l’un con l’altro. Tutto ciò che la natura produce benevolmente dovrebbe essere raccolto e distribuito, non distrutto per l’egoismo di chi non sa o non vuole interpretare la bellezza altrui!
- Nel 2008 hai pubblicato un album Voci del dove, per l'etichetta Jazzliveimprovisation, un disco di grande raffinatezza, nato dalla collaborazione con un altro musicista originale del panorama jazz italiano e non solo, Oscar Del Barba. Come nasce la vostra collaborazione?
...Voci del dove è il mio primo disco da compositore, ho impresso un suono che valica dimensioni diverse e soprattutto libere. L’ho ideato per un pubblico amante di ricerca, di poesia sonora e la collaborazione con Oscar era per me l’unica in Italia che potesse raffigurare questo obiettivo puro. Insieme abbiamo improvvisato su dei brani originali di forte emotività e di ascendenza jazzistica.
- Presto uscirà un nuovo album, a gennaio, SOTEIRA(Salvezza in greco) sarà il titolo e conterrà tue musiche inedite, con la partecipazione di Delilah Gutman, cantante (pianista/compositrice) di origine ebraica, Mat Pat e l'interensemble CompositorInterpreti.
...“Soteira” è il mio nuovo impegno discografico che uscirà all’inizio del 2012, contiene espressioni più diverse del mio più recente cammino di clarinettista e compositore. Vi sono alcune mie composizioni originali (Soteira, Barok e Toc Poc) pensate per un ensemble atipico ed affascinante (clarinetto, violino, clarinetto basso e chitarra) che ho inventato perché sprovvisto di letteratura e che ho chiamato CompositorInterpreti. Ho anche registrato un brano per clarinetto solo, dal titolo “Panta rei” dedicato a Tony Scott, una suite omaggio a Sidney Bechet creata con il contrabbassista Massimo Patti con cui ho costituito il duo “Mat Pat”. C'è poi la collaborazione con Delilah Gutman in veste di cantante, pianista e arrangiatrice di due brani meravigliosi appartenenti alla tradizione canora ashkenazita e sefardita che abbiamo realizzato in trio. Sarà distribuito dall’etichetta indipendente jazzliveimprovisation e promosso dal circuito audiocoop.
-Ho detto già sopra che sei poeta. Lo sei sempre stato e forse non tutti conoscono questo lato di Giovanni Mattaliano jazz man, oppure scrivi da poco? I poeti greci erano suonatori di cetra, (mi viene in mente Quasimodo con la sua poesia Alle fronde dei salici, nei versi “i poeti appendevano le cetre che oscillavano lievi al triste vento”). I temi sono legati alla musica, sono intensamente filosofici, ma riguardano l'esistenza e la sua anima, il pensiero “psyche”. La lingua è dotta, lo stile sobrio e raffinato come la tua musica, come la tua anima. Poesia e musica: è un continuare a sognare coi tuoi suoni. È un'esigenza interiore o solo continuità naturale: un dare voce al fiato, al tuo suono?
...Vengo da un’educazione fortemente umanistica, mio Padre amava i poeti e mi ha comunicato anche questa passione! Il suono e la parola sono due dimensioni espressive che vivono di fantasia, ciò che li unisce è il coraggio del dire e a noi mediterranei non è mai mancato. Le mie poesie e i miei scritti narrano il diverso come elemento di ricchezza, ma soprattutto raccontano l’anima del musicista che riesce a scorgere attraverso il recepire più intimo e che può trasformarsi, quando si vuole, in poesia. Proprio in questo periodo sto preparando uno spettacolo dal titolo “il suono degli occhi” che racchiude una serie di mie poesie da me musicate e rese in forma teatrale con la partecipazione dell’attrice toscana Guendalina Tambellini.
- Sei credente? Hai una spiritualità spiccata, sonante e a tratti struggente nelle espressioni dei tuoi fiati.
...Ricerco sempre la spiritualità sonora con fantasia e grande fede. Il credere potenzia le capacità vitali dell’essere umano, mi incanta spesso pensare anche ad un Dio universale fatto di suono e i miei fiati cantano la sua immensa e navigata poetica. Credo sicuramente nella vita e nell’amicizia sincera.
-Quale è lo stato della musica in Sicilia e in Italia? C'è spazio per i talenti veri, come il tuo?
...L'Italia è la nazione dell’arte e il sud, con la Sicilia in testa, la sua linfa creativa. Bisogna sempre cercare di cogliere il meraviglioso e lo spazio in cui recitar musica si creerà come per magia! Siamo all’inizio di un nuovo secolo e del III millennio e tutta l’arte popolare si mette in movimento con cultura. È uno dei motivi per cui noi musicisti siciliani veniamo spesso cercati dai centri di produzione sia in Italia che all’estero. Ho notato più volte, nei miei viaggi concertistici all’estero, che noi italiani siamo più amati in altre nazioni che in patria, ciò ha evidentemente una ragione. Siamo giunti probabilmente in questi ultimi 20 anni al culmine di un periodo storico politico complesso, che da un lato ha generato libertà di movimento culturale e fortificazione artistica del popolo italico e che dall’altro ha scatenato illogicità civili e lavorative, sviluppando sicuramente un nuovo esodo storico che stiamo già vivendo e che si amplierà a mio avviso nei prossimi decenni! Bisogna essere molto preparati per vivere questo particolare ciclo, altrimenti non si comprenderà il motivo di questo fenomeno.
- Ne hai scoperti di talenti?
...Ogni giorno, insegnando da tanti anni e soprattutto secondo la tradizione della scuola peripatetica che vive nelle agorà artistiche, i giovanissimi hanno bisogno di chi esprime concetti filosofici da trasformare in musica e recitazione. La vita è senz’altro di chi crede in se stesso e la volontà è un motore essenziale .
- Perchè un musicista di spessore internazionale come te è rimasto in Sicilia? Per caso o per scelta?
...Beh un pò per scelta e un po’ per caso. Ho sempre viaggiato molto per spettacoli di musica e teatro e mi piace molto vivere la mia terra perché esprime bellezza agli eccessi in ogni sua espressione, ho realizzato numerosi concerti all’estero, sono stato in America a Washington e Baltimora, a Rotterdam, a Bruxelles, in Normandia. Ho realizzato nel 2003 una tournèe in 14 paesi del mediterraneo con il teatro Tourski di Marsiglia e di recente in Cina con l’Omniart Ensemble! La Sicilia nonostante sia un’isola è un angolo di paradiso sconfinato che ti guida all’avventura mistica e agevola le capacità culturali! Da ogni estremità del mondo si può far arte e la Sicilia è tra le realtà più vere dove vivere e da dove partire e la storia me ne dà sempre più conferma. Oggi ho anche dei figli e insegno già loro la bellezza di essere artisti in una terra che produce arte e ringrazio sempre la vita per avermi fatto incontrare la mia famiglia nativa e l’amore per il SUONO!
- Cosa pensi del futuro dell’arte musicale?
...Il suono è una materia che ha una capacità incredibile d’adattamento emotivo, di persuasione e di incanto. Oggi viviamo, a mio avviso, un periodo di gran fascino perché assistiamo finalmente all’unione dei mondi popolari creativi come quello del jazz, quello etnico con quello così detto mondo classico accademico. Il musicista a mio avviso dovrebbe poter rivivere oggi un gran bel periodo come quello romantico dove si parlava di musica come di un’arte rappresentata da uomini sensibili e intuitivi, poi dovrebbe considerare il proprio mondo come ambito missionario, studiando recitazione, filosofia e marketing e riuscendo così ad occupare più spazi creativi!
Le foto sono di Rino Liguoro
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