lunedì 7 novembre 2011

Zambuto e la palude della politica ad Agrigento

di Elio Di Bella

L’acqua è torbida ? No, di più: lurida, fetida, maleodorante. Così si presenta la situazione politica ad Agrigento. Poco più di quattro anni fa gli elettori vennero ingannati dalla promessa di Marco Zambuto di dare una spallata alle logiche politiche legate ai potenti che hanno fatto di Agrigento terra di conquista per l’affermazione di clientele che nel tempo hanno stritolato l’economia e il tessuto sociale. Persino Lillo Miccichè, ex deputato regionale verde (oggi segretario provinciale di Sel), che ben conosce la vita politica agrigentina, per qualche tempo diede credito al giovane avvocato; ma prestissimo di rese conto che il legame tra Zambuto e Cuffaro, ad esempio, era rimasto intatto. Lillo si dimise da assessore e molti di noi allora non comprendemmo. Pochi mesi dopo ci ravvedemmo: Zambuto andò a Roma e si legò a Berlusconi. Consegnava la città a ciò che di peggio andava maturando in Italia. Il Sindaco disse che per salvare Agrigento occorreva avere i favori del governo nazionale e regionale. Non passerà molto tempo e dovrà denunciare in diverse conferenze stampa l’assoluta solitudine in cui veniva lasciato ogni volta che recandosi a Roma o a Palermo chiedeva interventi ordinario o straordinari per la città. I deputati nazionali e regionali al potere lo snobbavano. Per primo il ministro Alfano, che gli negò anche i contributi per pagare i servizi che il Comune garantiva ( e garantisce) a proprie spese per il funzionamento del Tribunale. In quell’acqua divenuta torbida cominciarono a trovarsi a proprio agio persino alcuni politici locali che hanno tentato di risalire la china, dopo decenni di insuccessi. Accade così che il consigliere comunale Giuseppe Arnone, dopo avere più volte preso le distanze dal Sindaco in carica, dall’estate del 2008 e per almeno un anno e mezzo ha più volte esaltato la personalità e le capacità politico-amministrative di Zambuto, fino a parlare in sua vece in molte circostanze, sostenendo che lui (Arnone) stava amministrando la cosa pubblica al pari e insieme al Sindaco eletto. Le acque si fanno sempre più torbide. Di recente, come è noto, per ragioni assolutamente oscure (legate più al personaggio che alla logica), l’esponente di Legambiente ha capovolto la sua posizione politica, trattando anche con asprezza il Sindaco, sino a suggerirgli di concedersi un periodo di riposo. Questi trasformismi sono stati la nota costante anche della vita del consiglio comunale: la stragrande maggioranza dei consiglieri eletti dal popolo nel 2007 erano in liste elettorali di partiti assolutamente diversi da quelli a cui oggi aderiscono: un giovane socialista è presto passato al Pdl; un esponente dell’Udc è transitato nel Pdl e di recente è tornato a militare nell’Udc, un consigliere eletto nel Pd presto ha cambiato casacca e adesso neppure lui sa bene in quale area politica si trova; un altro dal Pd è passato a Sel; in una notte di mezza estate tutti i consiglieri comunali dell’Udc, dopo avere baciato per anni le gote di Totò Cuffaro, sono passati tutti insieme del Pid, per non venire trascinati nelle disavventure dell’ex governatore; alcuni dal Pdl hanno aderito a Forza del Sud di Cimino. E altri casi ancora ci sarebbero da citare per descrivere questi vergognosi tradimenti, ma la cosa ci da un senso di ribrezzo. Non solo il Sindaco (eletto grazie ad una coalizione di centro-sinistra, è passato poi a quella di centro – destra e ora è tornato nell’Udc) ha tradito il proprio elettorato, ma anche tutti costoro. L’acqua è diventata ad Agrigento fetida per la mancanza di dignità e di coerenza morale e politica di così tanti amministratori. E non entriamo nel merito di indagini della magistratura, che, se avranno esito nefasto per gli indagati, politici e dirigenti, renderanno ancora più vomitevole la condizione in cui questa città è stata trascinata dall’attuale classe di amministratori. Condizione che sotto ogni punto di vista intanto è peggiorata, sino al punto di trovarsi oggi senza bilancio perché quegli stessi consiglieri comunali che hanno approvato i precedenti documenti finanziari portati in aula dalla giunta, solo oggi hanno scoperto che vanno rivisti. In realtà in bilancio attualmente all’esame del commissario regionale non presenta caratteristiche diverse da quelli precedenti, sono solo cambiati gli ordini dei loro referenti politici (o padroni ?) : il Pdl e altre forze politiche, dopo il passaggio di Zambuto all’Udc, hanno le mani libere e sono in campagna elettorale. Adesso hanno interesse a mettere in difficoltà il giovane avvocato, già bacchettato da Angelino Alfano e Bosco. Queste le ragioni e non altre, dando ancora una volta dimostrazione di come si sia ben lontani dalla ricerca del bene della città. Il bene della città ? E’ la vera vittima, annegata nel fetido mare della politica agrigentina. Il risultato è ben visibile, sotto gli occhi di tutti e non abbiamo bisogno di descriverlo agli agrigentini che sanno che l’amministrazione comunale in carica in questi anni si è rivelata incapace persino di trovare una soluzione per il traffico nel quadrivio Spina Santa. Per cui, si spiegano tutte le difficoltà incontrate per rimuovere le macerie di Palazzo Lo Jacono e tutto il resto che fa andare alla malora ogni giorno di più Agrigento. Inutile dilungarci nel descrivere tutti i mali che la fetida politica agrigentina di questi anni ha solo aggravato, perseguendo gli interessi clientelari di sempre, a danno di noi tutti, ingannati quattro anni fa da una speranza e oggi ancor più disillusi di prima. Chi darà mai, dopo l’esperienza bruciante fatta con Zambuto, credito a un altro Sindaco che dovesse tornare a a parlarci del coraggio di cambiare ? Ma da questo mare melmoso in cui è stata sommersa la città dall’attuale amministrazione e da gran parte del consiglio comunale, occorre comunque salvarsi e nella società civile agrigentina esistono esperienze nuove a cui guardiamo e da cui speriamo di non essere traditi.

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