di Maria Gazzitano
Quando e come è nato il suo amore
per il teatro?
Il mio amore per il teatro è nato
tanto tempo fa, dal desiderio di far cessare lo spettatore di essere tale per
farlo diventare protagonista della storia da me raccontata. Il mio teatro,
infatti, affonda le sue radici in una narrazione che è a volte drammatica, a
volte umoristica, ma pur sempre realistica. Tutto ciò l’ho fatto utilizzando un
linguaggio diretto, ricchissimo di immagini, modi di dire, frasi fatte,
proverbi tipici della lingua della civiltà contadina raffadalese. Il mio teatro
ha, in questo modo, creato un’aspettativa per la quale molti raffadalesi venivano
a vedere i miei lavori per riconoscersi. I miei compaesani hanno apprezzato a
tal punto la mia arte da posteggiare le macchine dal Voltano sino oltre il
Modaccamo per venire a vedere i miei lavori, tutto ciò mi inorgoglisce
tantissimo e mi fa sentire un raffadalese tra i raffadalesi.
Cosa prova a ritornare, dopo tanto tempo, a recitare
sul palco del Villaggio della Gioventù?
Io ci ritorno perché amo recitare,
amo regalare un sorriso alla gente, ma c’è tanta malinconia. Diceva Balzac che
la nostalgia è il sentimento del corpo. Si prova tanta nostalgia nel ritornare
in luogo in cui sono stati vissuti momenti felici quando nel ritornarvi si ha
la consapevolezza che quella stessa felicità non potrà più esserci. Io provo
una grande nostalgia nel ritornare al Villaggio della Gioventù perché insieme
alla moltitudine di gente che mi abbraccia idealmente con il proprio sorriso mi
mancano molte persone.
Che consigli darebbe alle
istituzioni comunali?
Penso che i raffadalesi siano ancora una volta
diventati protagonisti della loro storia, poiché si sono riappropriati della
meravigliosa struttura del Villaggio della Gioventù. Io spero che sia portato
avanti dalle istituzioni comunali un progetto che sia il più positivo possibile
per il Villaggio della Gioventù, il quale non è soltanto un luogo di
divertimento, ma un luogo di cultura, di socializzazione e di aggregazione.
Esso è un luogo straordinariamente ricco di proposte e rappresenta un ritorno
di immagine incredibile per Raffadali, che potrebbe di nuovo diventare un punto
di riferimento ludico e culturale per i paesi limitrofi. Inoltre, vorrei
suggerire all’amministrazione di occuparsi dei ragazzi e dei bambini. Se essi
sono impegnati in attività organizzate dal comune anche le rispettive famiglie
saranno impegnate. Quando i genitori vedono i propri figli e sé stessi essere
protagonisti di un momento particolare, che uno spettacolo o una qualsiasi
altra attività di socializzazione possono offrire, allora quello diventa un
momento coagulante della società, un momento in cui tutta la comunità
raffadalese si riconosce come tale, un momento che fa bene a tutti perché ormai
siamo diventati degli orsi chiusi in una spaventosa solitudine. Il compito del
comune è quello di divenire una sorta di pater familias nei riguardi di questi
giovani e di indirizzarli verso attività in cui ogni ragazzo possa sentirsi
protagonista e artefice della propria esistenza. Io suggerirei alla gente che
si occupa dei giovani di non essere sussiegosa, di non prendersi troppo sul
serio. I giovani non hanno bisogno di maestri, anzi li fuggono. Essi hanno
bisogno di compagni di viaggio. Non bisogna dare ai giovani delle illusioni, ma
la voglia e i mezzi di creare con le loro mani il loro futuro. ---------------------------------
ringraziamo per la foto Gianfranco Galvano
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