giovedì 17 ottobre 2013

Una settimana di cattivi pensieri - da Priebke a Lampedusa

di Gaetano Alessi 

Provo un senso di malcelato fastidio ultimamente. Come se non riuscissi più ad immedesimarmi in una comunità che, dicono, dovrebbe essere la mia. In un paese che, dicono, dovrebbe essere il mio.
Non sono mai stato nazionalista. Sarò retrò ma la sofferenza e la gioia di un uomo mi emoziona indipendentemente da dove è nato e le frontiere sono solo gabbie in cui gli uomini cercano di trincerare sicurezze di comodo. Se non ci fossimo contaminati con altre culture saremmo ancora ad aspettare il fulmine per accendere il fuoco. Ma dato che ogni mattina mi alzo e sento parlare italiano, lavoro e pago le tasse al governo di questo paese, un minimo d’interesse ai fatti che accadono da Trento a Trapani non posso negarlo.
Noto però che più passa il tempo, più il fastidio tende a trasformarsi in schifo.
Mi spiego. Per aver combattuto la mafia da anni faccio avanti e indietro dai tribunali, dove io, cittadino che ha denunciato, vengo trattato da criminale ed il mafioso, che ha abusato e violentato il territorio, l’uomo da tutelare. Per aver portato pane e latte ad una nave umanitaria carica di poveri cristi al limite della sopportazione umana, ho sfiorato l’avviso di garanzia per favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Ma è giusto che tutto questo accada, le regole sono regole e vanno rispettate, se uno le viola come ho fatto io deve pagarne le conseguenze e aspettare che le giustizia faccia il suo corso.
Però sarebbe bello che questo valesse per tutti.
Ma non è così. Se la più alta carica dello Stato arriva al punto di quasi estorcere alle Camere un provvedimento di amnistia pur di togliere dai guai il leader del Pdl, condannato in maniera definitiva da un tribunale dello Stato, il concetto “la legge è uguale per tutti” comincia a vacillare.
Comincia pure a vacillare il concetto di “solidarietà” quando gli autori di leggi vergogna come la Bossi- Fini s’ammantano d’ipocrisia ed a Lampedusa piangono di fronte a centinaia di bare che hanno contribuito a riempire.
Se ci fosse un minimo di giustizia dovrebbero essere accusati di omicidio plurimo, invece fanno i ministri e se gli va bene i vicepremier. Mentre i migranti se hanno l’ardire di sopravvivere sono colpevoli del reato di clandestinità e appena hanno finito di sputare l’acqua mista a gasolio che hanno nei polmoni vengono incriminati, chiusi nei lager chiamati CIE e poi rimpatriati nei loro paesi dove il boia che gli da il colpo di grazia lo trovano di sicuro. Così imparano a inseguire la speranza di un futuro diverso.
A proposito di boia. Vorrei esprimere la mia solidarietà a quei poliziotti che ad Albano Laziale si sono ritrovati a dover difendere il feretro di un criminale nazista. Credo che molti di loro se avessero saputo che gli sarebbe toccato anche questo avrebbero fatto altro nella vita.
Come altro nella vita penso dovrebbe fare il Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro che ha autorizzato questo scempio, scavalcando la volontà di una comunità espressa dal proprio Sindaco.
Una carica dello Stato nei suoi atti rappresenta tutto lo Stato, e se l’Italia è il paese in cui si permettono le esequie ad un criminale nazista, boia ed assassino, concedetemi di scrivere che non è un paese dignitoso.
Attendo fiducioso qualche segnale dal Governo, che non arriverà. C’è da trovare la copertura per l’Imu, tutto il resto sono quisquilie.
Inciso sul Governo. Il 12 c’è stata una straordinaria manifestazione a Roma in difesa della Costituzione. Ora tralasciando l’assurdità che si debba manifestare per difendere la più bella delle Costituzioni occidentali, nel corteo si sono viste bandiere di tutti i tipi e colori, dai 5 stelle (che dimostrano avere differenze di vedute al proprio interno) ai più sparuti partiti comunisti. Mancavano in toto le bandiere di una solo forza politica che dice si rivede nella Costituzione: il Pd (che si dimostra così molto più staliniano e ottuso dei grillini) .
Capisco che pur di stare al governo si arrivi al punto di vendere l’anima, ma attenzione il passaggio successivo è quello di diventare come il nemico, e pare che manchi davvero poco.
 
Ma in tutto questo bailamme di squallore c’è qualcosa e qualcuno capace di farmi sentire orgoglioso non di essere Italiano, ma umano. Gli uomini e le donne del pezzo più a sud dello stivale. Lampedusa. Il suo popolo nonostante leggi vergognose, l’abbandono dello Stato e, se non ci sono morti, dei media, la crisi, la stanchezza, continuano testardamente, cocciutamente a sventolare la bandiera della solidarietà. Raccontandoci di un mondo dove davanti al rispetto della vita umana non esistono leggi, codici e condanne, esiste solo una mano che nel buio si china per portarti a bordo.
Questa è una comunità in cui mi sono sentito e mi sentirei sempre a casa.

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