di Gaetano Alessi
Credo che ci siano dei
termini che ultimamente vengono abusati. Poi in politica, se politica quella
che avviene nel nostro paesello si può chiamare, questo fenomeno diviene più
accentuato. Ora, che l’alleanza elettorale del maggio scorso non fosse proprio d’amore
è risaputo. Diciamo pure che quel matrimonio può essere paragonato a quello che
avviene nei letti dal Modaccamo a Businè dove si piantano più corna che filari
di vigna! Che fosse di puro interesse non si può dire, ma scrivere sì. Magari non sputtanarlo sui media renderebbe la cosa almeno meno squallida.
Ma torniamo al punto di partenza, il
termine abusato è “Sacrificio”!
Io non sono un “acculturato” ho un tinto
diploma magistrale, preso quando ancora si pagava in lire, i democristiani
erano delle merde e il “cellulare” era solo quello della Polizia, però conosco
il significato delle parole. Cosa che sembrano non conoscere fior fiori di
avvocati, giornalisti e professionisti che gravitano nella politica
raffadalese.
“Il fatto Gaetà... il fatto!” mi
rimproverava sempre Giorgio Santelli in redazione, perché tendo a divagare,
quindi eccovi il “Fatto”.
L’Ud(e)c (L’Unione degli Ex Cuffariani)
raffadalese, rimasta fuori dalla composizione del consiglio comunale per una
20ina di (benedetti) voti non ha pensato niente di meglio che far ricorso: AGLI
ALLEATI! Atto che disegna fedelmente la “qualità” politica e morale dei
rappresentanti di quel partito (con la p minuscola) nel nostro paesello.
In passato questo avrebbe significato
nessun ruolo per tutta la legislatura, solo che Di Benedetto, in maniera
ammirevole, ha scelto d’imperio di assegnare, a chi aveva partecipato alla
campagna elettorale, un periodo di rappresentanza nell’amministrazione. Prima i
Comunisti Italiani, che avevano l’assessore designato in campagna elettorale, e
poi a giro la lista del professore D’Amato/Farruggia e l’Ud(e)c.
Sarebbe bastato aspettare.
Invece no! Parafrasando una vecchia
canzone: “due anni sono lunghi da passare quando la poltrona non pulsa sotto il
c…” . Quindi ricorsino!
Ma anche il ricorso richiede tempo, ed
ecco cosa s’inventano i geni dell’ l’Ud(e)c: un tentativo di estorsione bello e
buono al grido: “Io ritiro il ricorso però...”
Ora tra le tante qualità di Di Benedetto
ce n'è una in cui è imbattibile: prendere tempo. Come si dice dalle nostre
parti “l’acqua u vagna e u ventu l’asciuca” e forte della posizione di comando
fa “arrinari” che neanche un escavatrice in movimento. Poi sotto campagna elettorale
figuratevi!
Quindi a rispondere ci pensa Nino Randisi,
che s’inventa il comunicato stampa “preventivo”. Dato che risponde ad una
richiesta mai avanzata pubblicamente! (Quanto sono belli questi ALLEATI).
Nel comunicato “profetico” (nel cui lo
scriba apprende che l’Mpa non si chiama più Mpa ma Partito dei Siciliani) il
buon Randisi afferma: “ribadiscono che l'Udc avrà un suo esponente in giunta, secondo una
precisa turnazione, che vedrà presente nell'arco della legislatura, anche il
rappresentante della lista civica, che, come i Comunisti Italiani, non sono
presenti in Consiglio comunale. In attesa che il Tar si pronunci sul legittimo
ricorso presentato dalla stessa Udc, circa la richiesta dell'ottenimento di un
seggio che non le sarebbe stato assegnato a suo dire per errori nei conteggi di
alcune sezioni, gli accordi elettorali, il cui garante è il sindaco Di
Benedetto, non possono essere mutati e nè possono essere avanzate nuove
richieste politiche che sanno di puro 'mercanteggio'. Le nuove richieste non
potranno mai trovare accoglimento in futuro in considerazione della svolta
politica che è stata voluta dai cittadini che hanno decisamente premiato i
valori ed i programmi fondanti posti a base dell'alleanza di
centrosinistra".
“Zittitu e suca” si potrebbe tradurre in
raffadalese questa dichiarazione del Randisi, ma lì nasce la perla che rende
splendente tutta la storia. La replica dell’Ud(e)c per mano e per penna (molto
sgangherata) dell’Avvocato Claudio Di Stefano che a “sucare” non ci pensa
nemmeno: “Tengo a precisare che l'UDC di Raffadali non ha vanzato alcuna
pretesa, ne nuove richieste. Conosciamo gli accordi e li rispetteremo fino alla
fine della legislatura, non abbiamo bisogno che nessuno c'e' lo ricordi. Il
discorso e' diverso: E' stato richiesto dall'MPA la possibilita' di ritirare il
ricorso presentato dall'UDC al Tar e noi abbiamo dato la disponibilita' in tal
senso, richiedendo un qualche riconoscimento politico per il sacrificio che ci
viene chiesto. Ricordo che in varie sezioni abbiamo notizie di voti non
attribuiti all'UDC e quindi riteniamo il ricorso abbastanza fondato. L'MPA da
un lato ha richiesto il ritiro del ricorso ma dall'altro lato non vuole nemmeno
dirci "Grazie". Mi sembra un atteggiamento contraddittorio. Un qualche
sacrificio deve pur essere disponibile a fare”.
Al saldo di una grammatica orribile il
buon Di Stefano fa un uso assolutamente non appropriato della parola
“sacrificio”.
Cerchiamo di essere esplicativi per i non addetti alla
politica (sempre p minuscola): nel vangelo secondo Di Stefano la parola
sacrificio viene così tradotta: “Tu (Mpa o come si chiama questo mese) ti tieni
il consigliere ed in cambio mi dai un assessore ed io ritiro il provvedimento
giudiziario”. Con tutta la buona volontà questo non si chiama “sacrificio” ma
“mercato”!
Ed in tempi di fera du Rusà è il termine assolutamente
più appropriato.
Il sacrificio (dal latino sacrificium, sacer
+ facere, "rendere sacro") è quel gesto rituale con cui dei beni (oggetti, cibo, animali o anche
esseri umani), vengono tolti dalla condizione profana e consegnati al sacro, venendo per
questo dedicati in favore di una o più entità sovrumane, come atto propiziatorio o di adorazione.
In questa “piccola storia ignobile” per
dirla come Guccini, di sacro e rituale c’è davvero ben poco. E’ uno
squallidissimo gioco di potere tra chi ha e non vuole cedere e chi non ha e non
può vivere senza poltrone.
E l’arbitro supremo delle vicende
politiche e amministrative raffadalesi, il Sindaco Giacomo Di Bendetto, che
dice? Per ora nulla (c’è campagna elettorale).
Però fate con noi uno sforzo
d’immaginazione, pensate a Giacomo vestito di una tunica, con la verga di Mosè
in mano, dall’alto del monte Guastanella con i suoi discepoli riottosi in
basso. Nel silenzio il braccio che si alza a zittire i brusii e la sua voce
tonante che dice: “Poiché io amo la pietà ( חסד khesed) e non i
sacrifici ( זבח zebach), e la
conoscenza di Dio (אלהים Elohim) anziché
gli olocausti (עֹלָה olah), beddri
fanciulli itivinni tutti a scanciari!”
---------------------------------------------------------------------
Amici e Compagni - vi chiediamo aiuto...O si continua insieme ... o si muore..
1 commento:
1) Visto che Mosé non arrivò a toccare la terra promessa, suppongo che il sindaco stia facendo gli scongiuri del caso, a seguito del tuo paragone, visto che tra poche settimane ci saranno le elezioni.
2) Mi spiace ricordatelo, Gaeta', ma lo sapevi anche prima di appoggiare questo sindaco e questa coalizione con che razzo di alleati ti andavi a sposare: non lamentarti adesso delle corna.
3)Visto che il "sacrificio" contemplava, in genere, l'uccisione degli animali offerti all'entità divina, non sarei contrario a estendere l'invito al sacrificio fatto.
Con affetto e ironia.
Posta un commento