martedì 9 settembre 2008

Ciclo: L'Analisi- Vincenzo Lombardo per Ad Est

LA SINDROME DELL´ERRORE

Gaetano Alessi nel suo messaggio, con il quale invita a intervenire su AdEst,
si chiede angosciato: " E se avessimo sbagliato tutto?" L´errore è insito nella natura umana; se così non fosse non saremmo uomini ma dei (ammesso che esistano).Quindi non mi angoscerei tanto di fronte all´errore. Altro discorso è misurare, ad esempio, l´errore col parametro del successo, individuale o collettivo. Io credo che qui dobbiamo cominciare a parlare di scelte.Francesco d´Assisi era un ricco mercante. Un bel giorno diede tutto ai poveri e decise di vivere in povertà. Immagino che agli occhi dei suoi genitori e dei suoi compaesani egli stesse commettendo un grave errore. Immagino, anche, che nessuno dei contemporanei abbia l´ardire di pensare che Francesco abbia commesso un errore, e immagino che si pensi che egli abbia fatto una scelta. Ardita e coraggiosa, certamente rivoluzionaria per il suo tempo. D´altronde, astraendo dalle implicazioni metafisiche, chi ha sbagliato più di Gesù Cristo, che ha pagato il prezzo delle sue idee con la morte. E che morte! Su un altro versante,Che Guevara era ministro della repubblica di Cuba. Sappiamo tutti che non è morto tra le braccia e i fasti del potere. E sappiamo anche perché e come è morto.Ma per andare a tempi e luoghi a noi più vicini. Hanno sbagliato Pio La Torre, Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, Chinnici, Mattarella? Non hanno sbagliato, invece, Cuffaro, Crisafulli, Guttadauro, e mille altri quaquaraqua che nuotano in apnea nell´oceano dell´illegalità, della corruzione, del sopruso ? No , Gaetano, la mia scelta di campo è irreversibile, e mi batto perché non solo gli aeroporti , ma strade, piazze e chiese siano intitolate a chi nella vita ha fatto scelte di vita degne di essere vissute.Se questo vale sul piano etico e morale, secondo me vale anche sul piano politico. E´ fuori discussione che dagli anni ottanta è iniziato un ciclo storico che ha visto via via affermarsi in modo sempre più netto il liberismo, sulla spinta del reaganismo negli USA e del thatcherismo in Gran Bretagna. Da allora è iniziata la lunga marcia di rivincita del capitalismo, uscito stremato dalla seconda guerra mondiale, e costretto a fare i conti con le aspettative del proletariato e dei ceti subalterni più in generale. Nell´immediato secondo dopoguerra nasce il Welfare State in Inghilterra, le lotte contadine in Italia segnano l´affrancamento parziale dalla servitù di grandi masse di braccianti. Il processo liberatorio e di emancipazione andrà avanti fino alla fine degli settanta( per restare alle cose dell´Itala vorrei ricordare le leggi sul divorzio e sull´aborto, lo statuto dei lavoratori, la scala mobile per lavoratori dipendenti e pensionati, la democrazia nei posti di lavoro). Oggi, secondo me, siamo ancora nella fase di piena affermazione degli aspetti più rozzi, primitivi e selvaggi del liberismo, dell´esaltazione degli istinti più belluini dell´uomo, una fase in cui trionfa la teoria del "homo hominis lupus", in cui si esaltano tutte le libertà dell´individuo al di fuori e contro ogni logica di solidarietà e cooperazione, al di fuori e contro ogni idea di bene comune e spirito pubblico. Questo condensato di barbarie è impersonato in primis dalla Lega e in maniera più soft, ma non per questo meno marcata, dal berlusconismo, un mix di illegalità sistemica a fini di potere, con annessa assoluta libertà da condizionamenti democratici, salvo il richiamo populista al consenso della gente.
E´ possibile che tutto ciò sia avvenuto perché "abbiamo sbagliato tutto?" Non credo. Credo, invece, che avesse ragione Vico quando parlava di corsi e ricorsi storici, che Lenin fosse realista quando sosteneva che bisogna essere pronti a fare un passo avanti e due indietro. E´ che, probabilmente, incalzati dall´orda barbarica del liberismo ci siamo messi a camminare come il gambero facendo migliaia di passi indietro, fino al punto di perdere la capacità di resistenza e di assimilare il portato culturale e valoriale dell´avversario che ci incalzava, con la conseguenza di essere percepiti come simili al tuo avversario. In questo scenario perde di più chi si è proposto come più radicalmente diverso all´avversario. E´ quello che è successo, ad esempio, a Rifondazione Comunista. L´esperienza fallimentare del governo Prodi dice che o fai cose davvero diverse dall´avversario o sei destinato a perdere. Senza considerare che nella civiltà della comunicazione via TV o sai comunicare o sei perduto. Prodi è sicuramente una brava persona ma quanto a comunicazione, meglio lasciar perdere.E´ possibile che ci sia uno sbaglio nella valutazione della tattica, ma sulla scelta strategica non ci sono sbagli. Sono, appunto, scelte. Di vita, ideali, morali prima che politiche. Un ignorante sapiente sosteneva su questo sito che Ferrero non ha capito cosa vuole; poi si è in parte corretto dicendo che era egli che non aveva capito cosa vuole Ferrero. Vorrei solo dire che la scelta di Ferrero è una di quelle scomode, difficili. In una fase di trionfo del liberismo, temperato o no, sarebbe molto più facile accodarsi ai cantori del liberismo- criticato, nientemeno che dallo stesso Tremonti- e gestire le schifezze del sistema, alla faccia dei precari, degli operai, delle lavoratrici e dei lavoratori, immolati da oltre un ventennio sull´altare del mercato e del profitto. Non si è più disposti a trasferire ricchezza dal lavoro al capitale. E´ una scelta. Scusate se è poco. Come? Lo vedremo in autunno.

sullo stesso tema (Ciclo: L'Analisi) http://gaetanoalessi.blogspot.com/2008/09/ciclo-lanalisi-davide-mangione-per-ad.html

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